Il tema legato alle istituzioni Spartane viene considerato in due distinti modi diversi, quello legato al pubblico governo dello Stato mentre la seconda riguarda la vita privata dei cittadini.
Il governo di Sparta (Monarchico, Aristocratico e Democratico) era amministrato da due re, da un senato, dagli Efori e dal popolo.
Il potere dei due re di Sparta comunque era assai limitato, essi erano due uomini chiave del Senato in periodi di pace e non possedevano alcuna libertà per se stessi in alcun affare pubblico, essendo praticamente determinato dalla pluralità delle voci in Senato.
Di contro, in tempo di guerra rivestivano un'assoluta autorità in qualità di generali ma consapevoli e responsabili della responsabilità delle loro azioni.
La legge al contrario dei nostri tristi giorni era uguale per tutti, la loro condotta veniva soggetta ad investigazione e se commettevano reati gravi erano soggetti alle pene come tutti gli altri.
Vediamo un momento di spiegare brevemente la costituzione, nei prossimi passi.
La Costituzione di Sparta è un'opera di carattere politico dello scrittore greco antico Senofonte.
L'autore, ateniese, visse molti anni a Sparta, essendo andato in esilio in seguito alla caduta del regime dei Trenta tiranni ed ebbe così modo di conoscere meglio la città che divenne poi la sua patria d'adozione.
In questo testo si loda la costituzione di Licurgo, per la sua ferrea disciplina, che aveva contribuito a creare la grandezza di Sparta.
Tuttavia, nonostante i pregi di quel sistema politico, contrapposto all'individualismo della costituzione ateniese, nemmeno Sparta fu immune dalla generale decadenza delle città greche, seguita alla fine della Guerra del Peloponneso. Secondo Senofonte, a determinare il declino della città lacedemone sarebbe stata la progressiva sostituzione della morigeratezza, della temperanza e della continenza con l'amore per le ricchezze e per il lusso nei desideri e nei gusti degli spartani; in questo modo, erano venuti meno ai loro principî originari di obbedienza e subordinazione degli interessi del cittadino a quelli dello stato, che costituivano la base dell'ordinamento politico di Licurgo.
Licurgo (IX secolo a.C. – VIII secolo a.C.) è stato, secondo la tradizione di Sparta, il suo principale legislatore.
Difficile dire se Licurgo sia esistito veramente, se fosse visto come uomo ed eroe storico, poi successivamente divinizzato, oppure che sia stato, per i Greci, un Dio prima eroicizzato come uomo e poi decaduto come divinità.
Gli unici dati sicuri su Licurgo sono quelli relativi all'esistenza di un santuario a lui dedicato nel II secolo d.C. e la pratica, ai tempi diffusa a Sparta, di fare ogni anno sacrifici in suo onore.
Approfondiamo ora il discorso sulle classi sociali ed i mitici Spartani.
Sparta, come tutte le poleis greche (Con il termine polis si indica una città stato della Grecia antica), sin dal principio fu una monarchia, con la particolarità di avere due re (diarchia), appartenenti a due distinte dinastie. Secondo la leggenda, il legislatore Licurgo, conservando l'istituto monarchico, introdusse le altre forme caratteristiche della costituzione spartana. Per Aristotele, Sparta era la più democratica delle città greche, in quanto quella che spesso viene definita l'oligarchia che governava la città, era formata in realtà da tutti i cittadini, ossia gli Spartiati, cioè i discendenti dei Dori che occuparono la Laconia e sottomisero i Messeni.
L'Apella era l'assemblea di tutti gli spartiati che avevano compiuto trent'anni. Si riuniva una volta al mese, eleggeva gli efori e i membri della gherusia, approvandone o respingendone le proposte.
La Gherusia, che era composta dai due re ed altri 28 componenti, eletti a vita tra gli spartiati di almeno sessanta anni, curava i rapporti con gli altri Stati, stipulava i trattati e faceva le leggi. Gli Efori erano cinque e controllavano l'applicazione delle leggi, il comportamento dei cittadini, l'amministrazione della giustizia e l'operato dei Re-sacerdoti.
Nel tempo le attribuzioni dell'apella (alla quale anticamente competeva anche l'iniziativa legislativa) furono sempre più limitate a favore della gherusia e il controllo da parte degli efori privò i re di molto del loro potere.
Le terre furono divise in parti eguali, ogni lotto veniva assegnato alla nascita a ogni spartiate e coltivato dagli iloti, gli stessi ex coltivatori laconi e poi messeni resi schiavi, di proprietà dello Stato. Tali primitivi appezzamenti erano inalienabili, perché rimanevano di proprietà dello Stato, e ogni cittadino spartano aveva così la garanzia di indipendenza economica, equivalente al godimento dei diritti politici e al riconoscimento di «uguaglianza» con gli altri concittadini: gli Spartani liberi - gli Spartiati - si definivano infatti gli homòioi, gli eguali (anche se ciò si basava solo sull'uguaglianza politica e non su quella economica).
Tuttavia le nuove terre conquistate potevano essere oggetto di commercio e negli Spartiati sussistevano differenze anche notevoli di condizione economica.
Sollevati dal lavoro produttivo, erano tenuti a dedicare il proprio tempo e il proprio denaro solo alle armi e ai sissizi, i banchetti comunitari. Chi non fosse stato in grado di sostenere quest'onere avrebbe perduto i diritti di cittadinanza.
Per essere spartani occorreva soddisfare un insieme di condizioni.
In primo luogo occorreva che entrambi i genitori appartenessero a famiglie spartiati. Coloro che erano nati da un padre spartiate e una madre di condizione ilotica erano detti motaci: essi godevano di alcuni privilegi, come la possibilità di ricevere la stessa educazione dei cittadini di pieno diritto e il poter essere ammessi occasionalmente ai sissizi, ma erano privi dei diritti politici.
Secondo il mito greco, tramandatoci dallo storico Plutarco, i bambini nati da entrambi genitori spartiati venivano esaminati dagli anziani e, se non giudicati idonei fisicamente, abbandonati a morire sul monte Taigeto. Tuttavia questa teoria non è supportata da scavi archeologici ed è stata smentita dallo studio dell'antropologo Tehodoro Pitsios della Facoltà di Medicina di Atene, il quale ha appurato che tutti i resti umani ritrovati nell'area del monte appartenevano a individui di sesso maschile di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Per divenire effettivamente cittadini bisognava percorrere con successo l'iter educativo previsto. Infine, come abbiamo visto, per rimanere nella condizione di cittadino di pieno diritto occorreva avere un livello di reddito che consentisse di adempiere i propri obblighi: chi non riusciva a soddisfare questa condizione veniva retrocesso tra gli hypomeiones (inferiori), cittadini di seconda classe che, come i motaci, avevano alcuni diritti ma non quelli politici.
Gli Spartiati, fin dai sette anni, si dedicavano esclusivamente agli esercizi militari, compiuti in un regime di vita comunitario; a diciannove anni erano ammessi nell'esercito, divenendo opliti e a trenta potevano costituirsi una famiglia, continuando l'addestramento militare fino a sessant'anni. In questo modo riuscirono a costituire un esercito professionale, il più forte e disciplinato di tutta la Grecia, fino alla perdita della Messenia, il lavoro dei cui schiavi aveva reso possibile a ogni Spartano un regime di addestramento a tempo pieno.
Un ruolo importante nella classe degli spartiati era esercitato dalle donne; spettava infatti a loro la conduzione dell'economia familiare, per la quale agli uomini mancava il tempo e probabilmente la competenza: spettava in particolare alle donne sorvegliare e dirigere il lavoro degli iloti, dal quale dipendeva lo stato economico della famiglia.


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